Problemi sul lavoro?

“Nella vita non c’è nulla da temere, bisogna solo capire”. Marie Curie

I problemi sul lavoro nascono anche da caratteristiche di personalità e altri fattori personali.
Da dove derivano?
Come risolverli?
È possibile costruirsi un’armatura contro i problemi sul lavoro?
A chi rivolgersi?

Quali sono i problemi sul lavoro dovuti a fattori personali?

Premesso che, nelle stesse situazioni ogni persona reagisce in modo diverso, dando così pesi soggettivi alle esperienze vissute. Le esperienze si fissano in memoria e vanno a condizionare i comportamenti in quelle successive.

I problemi sul lavoro posso nascere da:

1 – Insoddisfazione

Chi è insoddisfatto soffre. E questa sofferenza la porta con sé ovunque vada: a casa, sul lavoro, con gli amici, nella vita in generale.

Di cosa si può essere insoddisfatti?

Per capire l’origine dell’insoddisfazione è necessario tuffarsi nella vita delle persone, andando a scavare quali sono i bisogni e le motivazioni personali. Bisogni, esigenze e motivazioni attivano specifici comportamenti che guideranno al loro raggiungimento.

Esempio: se per Tizio il lavoro ha un significato di potere, cercherà di raggiungere una posizione che sia per lui vissuta come tale. Poi sulla base dei suoi: valori, esperienze, bisogni, la sua autostima e il suo senso di autoefficacia percepita metterà in atto un potere autorevole, oppure, autoritario.

Il potere autorevole porta la persona ad essere apprezzata e stimata sul lavoro, dai suoi collaboratori perché meritevole di stima e di rispetto. Sarà un leader carismatico, aperto al dialogo, saprà fare le giuste critiche, sarà severo quando serve, ma sempre con rispetto, si assumerà la responsabilità dei propri errori. Saprà risolvere con assertività i problemi sul lavoro che si manifestano.

Il potere autoritario porta la persona ad essere odiata, disprezzata e temuta da chi ha la sfortuna di lavorare con lei.

Esempio: una persona che è insoddisfatta nella vita privata potrebbe mettere in atto comportamenti autoritari e sgradevoli sul lavoro. Perché niente nella propria vita personale la rende felice e soddisfatta. Così sul lavoro, potrebbe fare richieste eccessive, non riconoscere mai l’impegno di un collega, potrebbe sfruttare gli altri per i suoi interessi, alimentare conflitti. Non esiste altra visione che la propria. E via dicendo, creando e mantenendo problemi sul lavoro.

2 – Bassa Autostima

L’autostima è il valore che ognuno attribuisce a sé stesso. E determina le sue emozioni e le sue azioni. La bassa autostima può prendere il sopravvento e determinare comportamenti aggressivi agiti nel modo di comunicare.

Esempio: Le parole sono: “Io ho ragione”; “Sono gli altri che sbagliano”; “E’ sempre colpa tua”. Non c’è assunzione di responsabilità, si usano gli altri e si fa di tutto per metterli in difficoltà. Smascherare queste persone sul lavoro significa crearsi un nemico che ostacolerà il benessere lavorativo. E i problemi sul lavoro nascono proprio dalle difficoltà relazionali che queste creano e alimentano apposta. Il loro motto è: “Mettere tutti contro tutti”, è come dire gettare fumo per impedire di portare alla luce le sue insicurezze.

3 – Incapacità comunicative

Saper interagire nel modo efficace con gli altri è alla base delle abilità sociali. I problemi sul lavoro derivano ad esempio da: non saper trasmettere competenze, spiegare in modo confuso, non chiaro, saltare passaggi importanti, dare per scontato che l’interlocutore abbia le sue stesse conoscenze. E i problemi sul lavoro si evidenziano con un teatrino come questo: “Tu non capisci mai niente; te l’ho già spiegato mille volte; io non ho tempo da perdere”. Con il risultato di creare panico, confusione, stress.

4 – Ansia

L’ansia fa parte della natura dell’essere umano, non è nostra nemica. Ma se non capita, intercettata e gestita crea il panico. Fa mettere in discussione le proprie capacità e competenze. Crea confusione, blocchi mentali. È come se tra la persona e i compiti lavorativi che deve svolgere, si frapponesse una nebbia dentro la quale la persona si perde. Così tutto diventa faticoso, insormontabile. Prevalgono emozioni di tristezza e frustrazione. I problemi sul lavoro sono: mancanza di concentrazione, fatica fisica e mentale, non si gestiscono le priorità, non si riescono a portare a termine i compiti lavorativi. Perdendo anche opportunità professionali. Come ad esempio, aver paura di chiedere un aumento, paura di farsi rispettare.

5 – Sensibilità e caratteristiche di personalità

Hai mai sentito queste affermazioni?

  • “Voglio uscire dal mondo azienda perché troppo duro, falso. È opportunista. Nessuna attenzione al lato umano”
  • “Non riesco più a gestire la cattiveria”
  • “Mi sento solo in un mondo di colleghi egoisti, centrati su se stessi. Non mi ci ritrovo. Mi sento un’isola incompresa. Qualunque cosa faccia o dica mi sento sempre fuori posto”
  • “Mi ero illuso. Pensavo che il mondo del lavoro fosse diverso. Pensavo che avrei avuto una possibilità per emergere, di creare e fare qualcosa di utile, di sentirmi utile. Invece mi sento un anonimo, in mezzo a mille a voci che nessuno ascolta.”

Queste affermazioni fanno parte del nostro modo di dare significato al mondo delle esperienze che viviamo. La personalità stessa è il risultato dell’interpretazione di queste esperienze. Crea un atteggiamento mentale che può essere più o meno sicuro in base al personale modo di reagire. Nasce così la parola resilienza, cioè, quella capacità di far fronte alle difficoltà.
E, che a sua volta è coltivata dal senso di autostima e autoefficacia percepita.
Crearla, allenarla? Si può? Si. Come?
Prendendosi un impegno con se stessi: lo voglio. E arrivare alla radice del problema, cioè, cosa lo causa. Questo primo passo si chiama consapevolezza.

Curioso? Prosegui nella lettura.

Come risolvere i problemi sul lavoro?

Una cosa che ci ha insegnato il lockdown è fermarsi. Prendersi del tempo per ascoltarsi.

È l’equazione della consapevolezza:

STOP! COSA MI STA SUCCEDENDO? DOVE E’ IL PROBLEMA?

Ma alla base della soluzione dei problemi sul lavoro serve la volontà di volerli affrontare e risolverli.

Ci sono due punti di vista importanti:

  • Chi i problemi sul lavoro li crea
  • Chi i problemi sul lavoro li subisce

Per chi crea i problemi sul lavoro l’equazione della consapevolezza implica grande forza e coraggio. Ammettere con sé stessi che si è la causa dei propri mali, questo è il passo più doloroso ma necessario. Qualcuno ci riesce e altri no. Ma, alla base del cambiamento ci deve essere questo passaggio, perché se non si dice a stessi: “voglio cambiare” nessuno lo farà al posto suo. E, quando questa consapevolezza arriva, il cambiamento è rapido e meraviglioso, e la persona che decide di cambiare potrà finalmente godersi l’essenza della propria vita. Liberandosi così da emozioni scomode come: rabbia, frustrazione, ansia, nervosismo, invidia, senso di colpa. Solo per dirne alcune. Mettendo così la parola fine alla confusione mentale e all’insicurezza personale.

Per chi i problemi sul lavoro li subisce l’equazione consiste nel mettere a fuoco il problema della persona. Focalizzarsi, e tuffarsi nel punto di vista della persona problematica. A questo punto serve allenarsi su quegli aspetti della comunicazione che portano vantaggio alla relazione: mediazione, negoziazione, manipolazione e contro-manipolazione (accezione positiva di questo termine).

Costruirsi un’armatura contro i problemi sul lavoro subiti: come allenarsi

ABILITÀ PERSONALI COSA 
Ascoltare

Osservare

Il comportamento comunicativo della persona che crea il problema
ASCOLTO COSA? E MI CHIEDO?
Le sue emozioni

Le sue parole

Quali sono i suoi bisogni e le sue motivazioni?
QUALI ATTEGGIAMENTI? QUALI SONO I SUOI BISOGNI?
È insicuro?

È aggressivo?

È evitante?

È assertivo?

Cosa lo porta a dire ciò che dice, nel modo in cui lo esprime?
MI FACCIO LE GIUSTE DOMANDE
A cosa sono dovute le sue resistenze?

Come lo porto dalla mia parte?

A fidarsi di me?

Pertanto, la corazza ai problemi sul lavoro è la consapevolezza di sé stessi.
Mi piace l’affermazione di Baruch Spinoza – 1632 -1677 – Etica: “Gli uomini si credono liberi soltanto perché sono consapevoli delle proprie azioni e inconsapevoli delle cause che le determinano.” In sostanza afferma: “ Le azioni umane non vanno derise, compiante o detestate ma capite».

Dunque, consapevolezza di sé vuol dire fermarsi, capire dove si è arrivati, mettere o ri-mettere a fuoco gli obiettivi, progettare e poi fare azioni, in un modo diverso, nuovo.

Chi può aiutarti in questo processo di cambiamento? E perché?

Una comprensione a 360° della persona. La psicologia è la scienza che studia il comportamento. Ma non basta. Servono esperienze maturate sul campo necessarie per capire e interpretare il perché delle azioni. Andare oltre i pregiudizi al fine di trovare strategie pratiche necessarie e utili alla persona per accompagnarla nel processo di cambiamento.

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